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Bono o muerte

A ver, de donde empiezo a contar???
Empezamos por los discapacitados 🙂
Dal 23 febbraio 2012 un centinaio di disabili e i loro familiari, provenienti da tutti i dipartimenti della Bolivia sono arrivati a La Paz dopo lunghi giorni di cammino. E’ stato di grande aiuto la popolazione locale e i volontari che hanno accompagnato i disabili per le salite ripidisse della Bolivia: da Trinitad a Cochabamba per arrivare stanchi ma soddisfatti a La Paz. Sono venuti fin qui per esigere l’attuazione della “ley de trato preferencial”:facilitazioni nell’assunsione nella pubblica amministrazione, pensioni agevolate, sconti sui servizi e un sussidio di 3.000 bolivianos (340 euro) all’anno per le persone con disabilità gravi e molto gravi.
Li ho conosciuti venerdì 24 febbraio e da allora vado da loro ogni giorno. Hanno una forza e una perseveranza, nonostante le loro disastrose condizioni materiali, che mi fanno riflettere. Stando con loro sono entrata a contatto con la povertà: la maggior parte di loro sono poveri (per la dificoltà che hanno nel trovare lavoro e per la mancanza di un sussidio da parte del governo) ma non caritevoli. Hanno una dignità e non vogliono pietà, pretendono diritti! Si è formata una piccola comunità e hanno appoggio da parte di singoli e gruppi di volontari che offrono loro cibo, tè caldo e coperte. Io provo a dare loro sostegno morale e assoluta solidarietà. Quando vado al loro presidio molti mi salutano:” ITALIA, ITALIA”, mi giro e c’è chi mi saluta e mi riempie il cuore. Mi chiedono se nel mio Paese di parla di loro, dato che in Bolivia non sono realmente ascoltati dal governo.Sto bene con loro! Mi sono affezionata soprattutto a un ragazzo in sedie a rotelle, che è venuto con il fratello (uno dei 7 arrestati del giovedì) dal Dipartamento del Beni a 1520 km da La paz. Hanno camminato per 100 giorni prima di arrivare nella capitale. Lui e la sorella sono stati i primi che ho conosciuto venerdì, mi hanno raccontato la loro storia senza mai chiedermi niente. Ogni volta che lo incontro chiacchieriamo molto: lui da adolescente è caduto, è rimasto paralizzato ma dopo due operazioni riuscite bene adesso sta meglio. I medici hanno detto che, se facesse la fisioterapia potrebbe guarire, ma loro (che sono 9 figli e vengono da una famigia contadina) non hanno i soldi per pagarsela. Lui è un insegnante di matematica e fisica (non lavora per una scuola statale, bensì per una scuola della comunità dove vivono e dove a pagare gli studi per i figli sono i genitori, che a volte loro malgrado sono insolventi). Abbiamo parlato tanto, io gli ho parlato di Don Lorenzo Milani e lui mi ha raccontato la sua maniera di insegnare il rispetto alle bambine e ai bambini con i quali lavora.
Il presidio nella piazza antistante Plaza Murillo continua. Ma la stanchezza e la demoralizzazione stanno prendendo il sopravvento: non vi sono bagni chimici, i pasti non sono sempre assicurati ma dipendono dalla generosità di singoli che cucinano per loro, il governo non sembra disposto ad accettare le loro richieste di approvazione della proposta di legge “ley de trato preferenzial“, e non c’è posto per tutti nelle tende che oramai sono presenti per strada.
Lunedì 27 febbraio la disperazione ha portato alcuni disabili a mettere in partica lo slogan “Bono o muerte”. Vi è stato chi, davanti alla stampa, si è fatto cucire le labbra, chi si stava dissanguando, chi ha iniziato uno sciopero della fame. Emozionalemte è stata un’esperienza devastante. Vedere queste persone farsi del male per cercare di essere ascoltate in qualche maniera, e sapere che non si poteva fare niente per impedirlo perchè era una loro scelta personale, è stato terribile.
Tra l’atro un bambino di 7 anni è morto durante la carovana, vicino a Cochabamba, perchè è affogato nel fiume dove lui e la madre si stavano lavando. Nonostante questa dolorosa perdita, la madre disabile e sola ha continuato a marciare con gli altri disabili e l’altra sua figlia, la bellissima Judith di 2 anni e mezzo. Quanti pianti ho condiviso con queste persone!
Vi confesso che è molto difficile capire bene la realtà del presidio e le dinamiche interne organizzative alla carovana. Ci sto provando ma non è semplice.
Di sicuro so che c’è chi vuole proseguire per il Perù dove vi è la sede “de la Regional Latinoamérica de la Organización Mundial de las Personas con Discapacidad (RLOMPD)”, per denunciare il trattamento che ricevono dal governo boliviano, per poi proseguire in Ecuador e stringere legami con il Vicepresidente del Paese anch’egli in sedie a rotelle, Lenín Moreno che si è espresso pubblicamente a favore della causa dei disabili e contro la violenza della polizia negli scontri di giovedì 23 febbraio.
L’altra questione parallela alla richiesta di approvazione della legge è quella relativa alla sitauzione che vivono le 7 persone che sonp state detenute (tra disabili e non) in seguito agli scontri.
Vi racconto un pò quello che sta succendo a questi ragazzi che per la maggior parte hanno meno di 22 anni. Dopo aver passato due notti in cella, sabato 25 febbraio alle 20:00 è stato emessa una sentenza in cui li si rilasciava con l’obbligo di non lasciare il Paese e di presetarsi settimanalmente in caserma per firmare. Lo stesso 25 febbraio, non si capisce bene a che ora, su pressione occulta del governo è stato emesso un ordine di cattura per le stesse persone che poche ore prima erono state liberate. Tra loro vi sono 3 studenti medi e universati di La Paz che vivono particamente agli arresti domiciliari, e 4 persone che hanno partecipato alla carovana. Di questi, due disabili e due familiari di altri disabili. Quest’ultimi hanno vissuto gli ultimi giorni chiusi in una stanza dove dormono una 30 di partecipanti della carovana, con il timore di essere arrestati. Ho parlato con loro, mi hanno raccontato il trattamento umilante che hanno ricevuto in carcere le due notti che sono stati (sono stati una notte nel FELCC: Fuerza Especial de Lucha Contra el Crimen e l’altra nel carcere giudizale) e della loro situazione di perseguitati politici.
Proprio ieri Luis Alberto Araoz un ragazzo di 20 anni di Santa Cruz, mentre andava in bagno nella scuola difronte il presidio, è stato preso da polizotti in borghese e portato via. Nel pomeriggio si è tenuta un’udienza, dove io ho accompagnato Bismarck, il fratello di uno dei perseguitati, dove non è stata emessa la scarcerazione di Luis e dove non è stato ritirato l’ordine di cattura per le altre 6 persone.
Arrivata a questo punto Vorrei raccontarvi di come è inziata la lotta dei disabili che vivono in Bolivia.
I disabili hanno iniziato le loro moblitazione ben 7 anni fa, ma il primo atto significativo si è verificato nel 2008 a Palmasola, Santa Cruz de la Sierra. In quell’occasione venne occupata la YPFB (Yacimientos petroliferos fiscales bolivianos), un’istituzione del governo. Vi furono degli scontri con la polizia che voleva sgomberare il presidio, ma i disabili avevano l’appoggio di più di 20.000 persone. La situazione coflittuale terminò con un compromesso tra la dirigenza della confederazione boliviana della persona con disbilità (COBOPDI), il Ministero della Presidenza e l’attuale senatrice del MAS Garbriela Montaño. In questa occasione il Vicepresidente Álvaro García Linera ha firmato un accordo destinando 40 milioni annuali alle persone con disabilità, affermando che da lì a poco questi soldi sarebbe stato dati ai disabili sottoforma di sussidi annuali, che fino al febbraio del 2012 non erano ancora stato stato emessi. Questo fondo è stato destinato alle persone con disabilità, grazie all’eliminazione delle sovvenzioni ai partiti politici, avvenuto nell’agosto del 2008.
Ad oggi, questi fondi che nel frattempo sono diventati 160 milioni di boliviani, secondo le parole dello stesso Eugenio Rojas del Movimiento al Socialismo (MAS), non sono stati spesi del tutto, e si trovano ancora nelle casse del “Tesoro General de la Nación (TGN)”. Non si capisce perchè non si utilizzi la totalità di questi fondi per tutelare le persone con i diversi tipi di disabilità, non solo dando loro un buono di 3000 boliviani che comunque è irrisorio per la vita di queste persone e dei loro familiari, ma anche supportandoli nella fruizione dei servizi, inserendoli in un contesto lavorativo adeguato.
Il Presidente Evo Morales attraverso il Vicepresidente Álvaro García Linera ha annunciato che a partire da febbraio del 2012 verrà pagato ai disabili un sussidio, solo per quest’anno, di 1000 boliviani, utilizzando solo 20 milioni di boliviani dei 40 che vi corrispondono.

Spero di non essere stata troppo confusionaria, ma anche per me mettere insieme determinati tasselli è uno sforzo.

un abbraccio forte dalla complicata Bolivia 🙂

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